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Naomi Berril
Violoncellista, polistrumentista, compositrice, autrice e cantante Irlandese stabilitasi a Firenze da diversi anni. Dopo aver portato a compimento gli studi classici in Scozia, Svizzera e Italia comincia a sperimentare l’uso dello strumento come accompagnamento alla voce, componendo e arrangiando nuovi brani in cui prende spazio anche l’improvvisazione.
Ad oggi ha pubblicato tre album: “From the Ground” (Lampi 2015) “To the sky” (Egea 2017), e infine “Suite Dreams” (Warner Music Italy 2020) prodotto ed edito dalla storica Casa Musicale Sonzogno.
Le sue collaborazioni spaziano tra diversi generi e discipline artistiche: dai violoncellisti Giovanni Sollima e Mario Brunello, a The Crash Ensemble, al compositore Arvo Part, al videoartista Bill Viola, al compositore Bill Whelan, allo scrittore Stefano Benni e diverse compagnie di danza, tra cui la compagnia Virgilio Sieni e il New York City Ballet.
Naomi Berrill si è esibita in tutta Europa sia in ambito classico che jazz in prestigiosi contesti come: Amsterdam Cello Biennale, Music for Galway, Suoni delle Dolomiti, Festival dei Due Mondi (Spoleto), Trame Sonore (Mantova), Uffizi Galleries (Firenze), Spike Cello Festival (Dublino), Edinburgh Fringe Festival, Filarmonica Romana, Biennale Danza e Biennale Architettura (Venezia), Sagra Musicale Malatestiana (Rimini), Cantiere Internazionale d’Arte (Montepulciano).
Naomi Berrill ha recentemente creato il “Dragonfly Duo” con la rinomata violista Danusha Waskiewicz. Dragonfly ha aperto l’edizione 2022 del festival Trsme Sonore, a Mantova.
Naomi Berrill è direttrice artistica del festival “High Notes”, manifestazione fondata nel 2010 sulle Alpi Apuane.
L’album in prossima uscita, intitolato “Inish”, è una collaborazione con il giovane produttore e musicista italiano Lorenzo Pellegrini (HandLogic).
Maria Ausilia Di Falco
Degli anni '80 godo solo di una memoria affettiva di due anni, eppure nelle viscere cresco col mood del pensiero positivo, l'edonismo del post anni di piombo e l'appartenere alla subcultura dei giovani dei concerti trasgressivi di Madonna, delle notti che iniziano con l'happy hour e i levi's 50 a vita troppo alta per sentirsi a proprio agio nell'eccesso narcisistico. Nei geni però porto il codice degli anni ’90 e la mia formazione è tuttavia dei 2000 che di umanistico conservano il Liceo Classico "Ugo Foscolo" del paese che al nord non sanno che esista sul serio, Canicattì, i viaggi intrapresi a 14 anni verso la lontana Europa ed un Nord Africa a portata di mano, e gli studi in discipline musicali e pianoforte classico al Conservatorio “Bellini” della mia città di adozione, il mosaico contraddittorio Palermo. Città che coniuga perfettamente il contrasto delle mie passioni istintive e razionali e vede ampliare anche scientificamente il mio spasmo di cultura, all'università di biologia di Viale delle Scienze. Festival, concerti, contaminazioni teatro-danza e collaborazioni varie non bastano a trattenermi al suolo siciliano, che pure avevo intervallato a manifestazioni musico-letterarie napoletane, romane e milanesi, e le lande alessandrine mi riadottano per gli studi in concertismo al “Vivaldi” di quella via Parma. Scopertami però poco classica e molto rock-barock, perennemente insoddisfatta e famelica, approdo nella città sabauda, gonfia di un anno event-manageriale che da Bologna mi porta a lavorare ogni luglio che si rispetti al Giffoni Film Festival, la quale mi accoglie fascinosa e decadente per studiare musicoterapia in un istituto alle spalle di una tale Scuola “Holden”. L’insegnamento, le sperimentazioni con la musica contemporanea da Schönberg a Cage e Glass, i progetti internazionali al Bellini di Palermo, al Trinity Laban di Londra e all’Atelier de Musicothérapie di Alpi, Provenza, Costa Azzurra ed infine Bordeaux, mi allontanano dall'Italia fino a pochi mesi prima del debutto negli “enta”, età ultima per holdenianizzarmi e potermi finalmente legittimare nello studio dell’unica cosa che non ho mai studiato: la voglia incessante di raccontare le mie sconclusionate mille vite. Come si chiama questa voglia? Qualcuno dice scrittura, per me resta una sensazione indisciplinata a cui non so dare un nome ma solo un calore. Se il College Scrivere riuscirà a dare una τέχνη a questo rimescolamento casuale di segni alfabetici, è un gesto che devo ancora imparare; come tante, troppe altre cose
La Contemporary Cello Week|EstOvest Festival, sorta di progetto nel progetto, l’unico appuntamento in Italia dedicato al repertorio dei nostri giorni per violoncello, ha avuto sin dalla sua prima edizione grande risonanza.
Giunta alla quarta stagione, la Contemporary Cello Week porta a Torino i maggiori violoncellisti del panorama internazionale e giovani talenti da tutto il mondo. Le giornate si svolgono all’insegna della nuova creazione musicale, con numerosi concerti e con masterclass a corollario dell’esperienza performativa.
L’altissimo livello registrato tra gli Young Cellists ha visto emergere talenti provenienti da USA, Cina, Sud Africa, Gran Bretagna, Polonia, Francia, Spagna e Italia. I giovani violoncellisti condividono il palco con i propri docenti in esibizioni che prevedono diverse prime esecuzioni commissionate da EstOvest Festival.
Per l’edizione 2024 della Contemporary Cello Week i violoncellisti protagonisti sono i francesi Éric-Maria Couturier Renaud Déjardin (membri del celebre Ensemble Intercontemporain di Parigi), gli italiani Francesco Dillon (membro del Quartetto Prometeo, già Leone d’argento alla Biennale di Venezia) e Claudio Pasceri (direttore artistico della manifestazione e violoncellista attivo in campo internazionale) e l’irlandese Naomi Berrill (violoncellista, cantante e compositrice, artist in residence EstOvest Festival 2024).
Gli Young Cellists della Contemporary Cello Week 2024 sono Lucie Chollet (Francia), Ezra Escobar (USA), Miquel Garcia Ramon (Spagna), Valentin Proix (Francia) ed Elide Sulsenti (Italia).
Particolarmente significativa, anche nel 2024, la partecipazione dei talenti dell’Orchestra di violoncelli del Suzuki Talent Center di Torino. Attraverso uno scambio artistico tra musicisti di diverse generazioni, la Contemporary Cello Week rappresenta un felice esempio di condivisione e scoperta musicale.